Le espressioni particolarmente ingiuriose costituiscono gran parte dei post in internet e vanno stigmatizzate. Cosa s’intende oggi con il fenomeno chiamato Hate Speech?
La diffamazione su internet si può concretizzare in maniera differente e non necessariamente utilizzando espressioni ingiuriose, di fatti può essere un atteggiamento lesivo semplicemente riferire delle falsità che possono avere risvolti negativi riferite ad un soggetto non presente alla conversazione. Ma quando sui social network vengono utilizzate delle espressioni violente si può sfociare nel fenomeno dell’hate speech.
Tale condotta infatti rientra nella categoria dei “crimini d’odio” poiché riversano su una determinata categoria di persone (di solito nei confronti di “minoranze” o determinati gruppi sociali) una scarica di odio e messaggi diffamanti per il solo motivo di appartenere a categorie classificate per la “differenza”, rispetto al soggetto scrivente, in base all’etnia, religione, orientamento sessuale o per caratteristiche fisiche.
Tale fenomeno purtroppo negli anni ha subito un notevole incremento tant’è che il legislatore è intervenuto più volte per arginare il fenomeno, introducendo nel 2018 due articoli sul codice penale, ovvero sia l’art. 604-bis denominato “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa” e l’art. 604-ter che prevede delle aggravanti del 604-bis.
Tali tutele hanno il fine di reprimere e scoraggiare condotte di hate speech, tutelare il soggetto che le subisce ponendo rimedi come la rimozione degli insulti, l’irrogazione di sanzioni in capo al soggetto agente e la previsione di un risarcimento per la vittima.