Diritto all’oblio: una recente pronuncia della Corte di Cassazione indica come deve comportarsi un giornale online nella gestione e diffusione di vecchie vicende giudiziarie.

Il diritto all’oblio è una forma di tutela riconosciuta a livello Europeo di recente introduzione, esso prevede la possibilità di tutelare le necessità di riservatezza di un fatto avvenuto molto tempo indietro non più di interesse attuale che potrebbe ledere una persona che nel frattempo cerca di proseguire la propria vita senza dover sempre rendere conto di una fatto che non si vuole rendere di dominio pubblico.

Il diritto all’oblio va bilanciato con il diritto di cronaca e di preservazione di fatti storici negli archivi delle testate giornalistiche nel mantenere una memoria dei fatti avvenuti nel tempo.

L’aiuto della tecnologia e la giurisprudenza hanno individuato come strumento di tutela compromesso di entrambe le esigenze nella deindicizzazione, ovvero sia nel mantenimento della notizia negli archivi e nelle ricerche ma tagliando la parte dell’algoritmo che fa in modo che tale notizia appaia sempre al primo posto anche a distanza di anni digitando il nome della persona protagonista del fatto.

La Corte di Cassazione con la ordinanza n. 9147 del 19 maggio 2020 ha ribadito come la deindicizzazione sia la strumento di tutela da utilizzare e che trova un perfetto equilibrio tra il diritto all’oblio e quello di cronaca.

Veniva precisato che per far valere tali pretese bisogna comunque considerare il tempo trascorso dal fatto che si vuol “mandare nell’oblio” e che non sia più necessario che tale fatto sia di interesse pubblico.

Per questi motivi la Suprema Corte cassava una pronuncia del Tribunale di Pescara che ordinava la cancellazione definitiva di un contenuto anziché disporne la permanenza deindicizzata rinviando al foro Abruzzese la causa per pronunciarsi di nuovo sul punto dopo i chiarimenti necessari.

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